Dove osano le oche?

di D(i)ritti alla Città


Le artiste che hanno adottato l’oca come simbolo dell’azione di mappatura e affissione degli spazi pubblici dismessi, andata in scena circa un mese fa durante Art City Night (qui l’articolo di Radio Città Fujiko) hanno indubbiamente compiuto una scelta accurata.

L’oca infatti è un animale che vanta delle virtù molto specifiche: fiera guardiana degli orti, a tal punto da essere utilizzata come animale da guardia (celeberrima la leggenda delle oche del Campidoglio), che sta in gruppo e che in volo offre il cambio alla compagna alla guida della formazione, quando questa è stanca. L’oca porta a spasso le persone lungo un percorso, nel gioco che da lei prende il nome.

L’oca sa anche essere essere autoironica, conservando la fanciulla papera che è in sè, senza rinunciare a starnazzare.

Sarà provocato da un effetto simile alle macchie di Rorschach? Alla polisemia del simbolo? O si tratta davvero anche di qualcunə che sbircia dal buco della serratura?

Balza alla mente anche il segno di Pea Brain, che animò le superfici di alcuni spazi residuali bolognesi tra gli anni ‘80 e gli anni ’90.

L’ispirazione contenutistica non può disgiungersi dal lavoro che altri soggetti, reti e gruppi hanno svolto e stanno svolgendo da tempo per segnalare un patrimonio pubblico ufficialmente mai censito (né gestito), come ad esempio l’indagine di Zic (Chiedi alla polvere), la mappatura dei quasi 700 vuoti urbani, il rumore generato da Banca Rotta SRL e le azioni svolte da D(i)ritti alla Città da un anno a questa parte.

A completare l’operazione infatti è il QR Code che rimanda a una mappa interattiva, dove alcuni dei circa 200 spazi pubblici abbandonati vengono raccontati in modo essenziale, per cos’erano e per cosa sono ora: «spazi vuoti, chiusi, sottratti alla comunità». Ma utilizzando uno strumento visivo-narrativo come la storymap.

Le oche ci hanno affascinatə non solo per il tempismo con cui si sono incuneatə nell’emergente (rovente!) discorso sugli spazi o per la tattica con cui hanno agito, ma anche e proprio per la potenza del simbolo e la qualità della sua realizzazione.

Quello che ci chiediamo e la domanda che rivolgiamo direttamente alle oche è: dove e come continuerete ad alimentare quest’operazione, se intendete farlo? O si è trattato di un’azione estemporanea?

D(i)ritti alla Città ha consegnato alla Segreteria del Comune di Bologna la “proposta di delibera di iniziativa popolare”, ritualizzata nel suo lancio il 15 giugno 2022 con la performance collettiva tana (DE)LIBERA tuttə!, quando abbiamo raccontato in Piazza del Nettuno alcuni tra gli spazi pubblici dismessi, emblematici per le loro connessioni con i punti salienti della delibera.

Entro 15 giorni dalla consegna il Comitato riceverà un parere sull’ammissibilità tecnica e, in caso di nullaosta, farà partire a tempo debito una campagna per raccogliere in 3 mesi le almeno 2000 firme necessarie a portarla in Consiglio Comunale, affinché questa venga discussa e votata.
Sarebbe la prima volta che a Bologna si produce un simile processo di discussione dal basso delle politiche urbane, a 30 anni dall’introduzione dello strumento di delibera popolare nello Statuto del Comune.

Oche, dove siete?
Volete incrociare il nostro stormo?
Portiamo l’oca “in campagna”?


(Tenteremo di raggiungere le oche pubblicando nei prossimi giorni via social alcune immagini che ritraggono le affissioni, accompagnate dalle parole con cui abbiamo raccontato gli spazi in Piazza del Nettuno.)