LA CRISI DEL MODELLO NEOLIBERISTA, TRA DISASTRI AMBIENTALI E CRITICITÀ ECONOMICO-SOCIALI: IL CASO DELL’EMILIA-ROMAGNA (17-18.02.2024)

Diritti alla Città sostiene e partecipa al convegno del 17 e 18 febbraio, organizzato da RECA, per mettere in chiaro l’impatto su AMBIENTE e SALUTE delle politiche attuate dalla Regione Emilia-Romagna e insieme attivarci per cercare/mettere in atto le alternative.

QUI I DETTAGLI:
https://www.recaemiliaromagna.it/17-e-18-febbraio-convegno-a-bologna/

#VIFAREMOSAPERE

Nell’incontro pubblico con la vicesindaca Emily Clancy non ci siamo sottratti nel “dare fastidio”, che per noi significa semplicemente dire le cose come stanno: questa amministrazione si sta muovendo in continuità con quelle precedenti, privatizza e cementifica gli spazi pubblici, sgombera quelli occupati, impedisce la partecipazione dal basso mentre esalta quella addomesticata.

“Vi faremo sapere” è tutto ciò che il Comune di Bologna ci ha detto finora cercando di boicottare la nostra Delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici. La linea del silenzio continua, la vicesindaca non ha neanche nominato la delibera, nonostante ne avessimo ricostruito la vicenda.
Evidentemente dà molto fastidio.

Ecco un breve estratto dell’incontro, un riassunto del nostro punto di vista.

Facciamoci SPAZIO! a Genuino Clandestino il 15 aprile

15 aprile dalle 15.00 alle 18.00
Nuova Casa del Popolo di Ponticelli
via Ponticelli 43, Malalbergo.


Il 17 e 18 marzo eravamo in tant* a Facciamoci SPAZIO! È stato un luogo fertile di incontro tra realtà e persone provenienti da culture ed esperienze molto diverse. Abbiamo analizzato i molteplici scenari della trasformazione della città, successivamente i tavoli di lavoro hanno elaborato molte proposte per azioni da realizzare nei prossimi mesi.

Ci siamo dati appuntamento a Genuino Clandestino. In quel contesto avremo a disposizione un tavolo dove potremo proseguire il lavoro avviato e individuare le azioni sulle quali concentrarci, per metterle in cantiere al più presto.

Facciamoci SPAZIO!

venerdì 17 marzo ore 18.30
sabato 18 marzo ore 15.45 
Centro interculturale Zonarelli, via Sacco 14


La città pubblica è sotto attacco. Il Comune di Bologna persegue la privatizzazione degli spazi pubblici, riduce la partecipazione a un’operazione di marketing e sottrae alle cittadine e ai cittadini ogni reale potere decisionale, è incapace di affrontare il problema della casa, finge di affrontare la crisi ambientale mentre promuove opere devastanti come il “Passante”. L’intero spazio pubblico (nelle sue dimensioni fisiche, relazionali, decisionali) è messo a rischio.

E allora: facciamoci spazio!


Venerdì 17 marzo ore 18.30-22 (con intervallo aperitivo)

D(i)ritti alla città
Introduzione > Retoriche della partecipazione

Luca Gullì, D(i)ritti alla città
La città senza spazi

Extinction Rebellion e RECA-Rete emergenza climatica e ambientale
Lo spazio pubblico e la crisi ambientale

Maurizio Bergamaschi e Mattia Fiore (Università di Bologna)
Gli spazi dell’abitare

Smaschieramenti
Che genere di città?

Sabato 18 marzo ore 15.45-20.00 (con aperitivo finale)

Gruppi di lavoro

Nei gruppi di lavoro vogliamo creare una contaminazione tra le diverse tematiche e i diversi punti di vista, e immaginare collettivamente azioni comuni da realizzare a breve in città.

Partiremo dai temi sollevati dalle relazioni del venerdì pomeriggio, ma troveranno spazio anche altri temi e altre sollecitazioni.

Tutte e tutti sono invitat* a partecipare!


In collaborazione con: Campi Aperti – per la sovranità alimentare

Spazi in rete. Fuori dal regolamento (19.12.2022)


Lunedì 19 dicembre 2022
dalle 18:30 alle 21:00
Centro Interculturale Zonarelli, Sala Polivalente (piano terra)


𝗗𝗘𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗔 𝗗𝗜 𝗜𝗡𝗜𝗭𝗜𝗔𝗧𝗜𝗩𝗔 𝗣𝗢𝗣𝗢𝗟𝗔𝗥𝗘, 𝗜𝗟 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗢 𝗥𝗘𝗚𝗢𝗟𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢, 𝗠𝗢𝗩𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜, 𝗢𝗖𝗖𝗨𝗣𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜: 𝗖𝗢𝗦𝗔 𝗦𝗨𝗖𝗖𝗘𝗗𝗘 𝗔𝗚𝗟𝗜 𝗦𝗣𝗔𝗭𝗜 𝗜𝗡 𝗖𝗜𝗧𝗧À.
𝗜𝗡𝗖𝗢𝗡𝗧𝗥𝗢 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗔𝗠𝗕𝗜𝗢 𝗘 𝗔𝗨𝗧𝗢-𝗙𝗢𝗥𝗠𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘.

IN PROGRAMMA:

  • La Delibera di iniziativa popolare scompagina i programmi urbanistici per la città? Dove è finita?
  • Partecipazione nella delibera e nel regolamento. Un confronto tra modelli.
  • Realtà sociali, gruppi formali e informali, movimenti: che direzione prende il rapporto con le istituzioni per l’assegnazione degli spazi?

    Un’iniziativa a cura di Campi Aperti e D(i)ritti alla Città.

Verso la manifestazione del 22 ottobre a Bologna

Gli spazi pubblici devono rimanere pubblici!


Gli spazi pubblici esprimono valori culturali e sociali non sostituibili e forniscono benefici ecosistemici ed ambientali vitali. Il loro processo di privatizzazione è ovunque sempre più esteso e aggressivo.

Grandi aree pubbliche dismesse, in particolare le aree militari e quelle ferroviarie, sono oggetto di enormi processi speculativi che le stanno trasformando in centri commerciali, abitazioni private, centri direzionali, parcheggi. Con l’alibi delle compensazioni arboree, è sempre prevista la distruzione di vaste aree verdi preesistenti. 

Interventi di privatizzazione di aree e strutture pubbliche rappresentano il cavallo di Troia per trasformare interi quartieri in zone riservate ai ceti benestanti, modificandone in modo irreversibile la composizione sociale: si pensi – ad esempio – al progetto in fase di approvazione definitiva per lo stadio San Siro a Milano, o a quello – per ora accantonato a seguito di una forte mobilitazione popolare – che a Bologna prevedeva l’edificazione di un quartiere residenziale da 1200 alloggi nell’area ex militare dei Prati di Caprara, rinaturalizzata spontaneamente a bosco negli ultimi 40 anni. 

Il turismo predatorio altera il volto dei centri storici, stravolge il mercato immobiliare causando di conseguenza l’espulsione degli abitanti, pretende che lo spazio pubblico possa essere vissuto soltanto pagando profumatamente per sedersi ai tavoli dei bar e dei ristoranti che lo invadono in modo sempre più massiccio e arrogante. 

Gli spazi autogestiti sono ovunque sotto attacco: a Bologna sono stati sistematicamente sgomberati, e i luoghi che prima erano attraversati da una moltitudine sono stati lasciati alla polvere. 

Per giustificare questa azione distruttiva dei beni comuni e dei legami sociali, si ricorre all’abuso e alla distorsione del concetto di “rigenerazione”, che il linguaggio politico dominante ha modellato come strumento di marketing per occultare la sostanza delle operazioni in atto, che non sono a favore della comunità locali ma agiscono contro i loro bisogni e i loro desideri. Questi processi, infatti, estromettono i ceti deboli e le loro attività economiche e di sussistenza dalle aree interessate dalle trasformazioni urbanistiche, e distruggono di conseguenza tessuti socio-culturali diversificati e vitali.

La visione del territorio come strumento di estrazione di valore economico è uno dei pilastri di un modello di “sviluppo” legato alla cementificazione e all’incentivazione del trasporto privato, elementi che sono alla base anche del progetto del “Passante”, un’infrastruttura già molto invasiva e inquinante nella sua configurazione attuale, il cui ampliamento porterebbe alla distruzione di una fascia di habitat che sino ad ora ha faticosamente resistito. Una distruzione che includerebbe anche l’habitat umano, dato che l’infrastruttura attraversa molti quartieri, i più popolari e anche quelli che già ne subiscono i maggiori danni in termini di salute. 

L’invadenza di questo modello altera anche il ruolo degli organi di governo locali. Le amministrazioni pubbliche stanno abdicando al loro ruolo di rappresentanza delle cittadine e dei cittadini e si stanno trasformando in organi di raccordo e facilitazione di interessi privati finalizzati ad estrarre valore dai territori. I processi di partecipazione che le amministrazioni locali mettono in piedi per coinvolgere la popolazione nei processi di “rigenerazione” sono solo una finzione per dare una parvenza di legittimazione sociale a decisioni che vengono prese altrove. Il Comune di Bologna è il più attivo nella costruzione di questa macchina di costruzione del consenso che – nella realtà – espelle gli abitanti dai processi decisionali. L’obiettivo finale è quello di rendere omogeneo ciò che per natura è differenziato: l’ecosistema della vita associativa fatto di gruppi formali e informali, popolato da elementi diversi, dialoganti e conflittuali, che l’amministrazione bolognese pretende di ricondurre ad un unico approccio unificatore in virtù dell’efficienza e della funzionalità, dando origine a una monocoltura di “cittadinanza attiva” selezionata per la sua capacità di adattamento e dipendenza rispetto ai bandi e alla partecipazione pilotata.

Parlare di spazi pubblici significa quindi parlare di democrazia, dei diritti di cittadinanza e dei beni comuni. Questa è la posta in gioco.

CONVERGERE PER INSORGERE
Bologna, 22 ottobre 2022, ore 15,

Piazza XX Settembre

CONVERGERE IN MONTAGNOLA, 15.10.2022

Sabato 15 ottobre riscaldiamo festosamente gli animi verso CONVERGERE PER INSORGERE (22 ottobre),con un programma fitto a partire dalle 15.30:
• gioco dell’oca sulla mobilità a cura di Fridays For Future Italia, aperto ad adulti e bambini;
• performance di D(i)ritti alla Città, gli spazi pubblici in gioco;
• interventi di Fridays For Future Italia, D(i)ritti alla Città, Cobas scuola, Assemblea NO Passante, Free Montagnola;
• proiezione del video sul Passante, di Bologna for Climate Justice;
• proiezione di immagini dei luoghi cancellati dal progetto del Passante.

A seguire, alle ore 20.00, cena presso Camere d’Aria.

22 OTTOBRE A BOLOGNA, Convergere per insorgere – D(i)ritti alla Città ci sarà!

di Collettivo di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze
Fridays For Future Italia
Assemblea No Passante Bologna
Rete Sovranità Alimentare Emilia-Romagna


Tenetevi libere e liberi, il 22 ottobre:

Convergere per insorgere, a Bologna

“E’ l’ora della convergenza, di sovrastare con le nostre voci unite ogni “Bla Bla nocivo”, per uscire dalla testimonianza e insorgere”.

A partire da queste parole, lo scorso 26 marzo ci siamo trovate/i in decine di migliaia a Firenze per un grande corteo che ha attraversato la città.

La siccità, lo scioglimento di ghiacciai secolari, le ondate di calore sempre più intense, sono la drammatica conferma del cambiamento prodotto dal riscaldamento globale. Siamo nella costante lotta per arrivare a fine mese, contro il precariato, gli appalti, contro il carovita per un salario degno. Ma la lotta per arrivare a fine mese non ha nessun senso se non si vince quella contro la ‘fine del mondo’. Ed è impossibile coinvolgere fette crescenti della popolazione nella lotta contro la fine del mondo, se non le si carica della lotta di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.

Vivere una vita non vuol dire solo avere un’occupazione e un salario, ma ha a che fare con la qualità del nostro tempo libero e dei luoghi che viviamo, con il riconoscimento delle nostre identità, con la dimensione ecologica del nostro contesto quotidiano, con i tanti diritti inalienabili che rivendichiamo nelle nostre città, a partire da casa, spazi sociali, mobilità collettiva e sostenibile, sanità e cultura.

Un tempo avremmo detto: vogliamo il pane e vogliamo anche le rose. Oggi aggiungiamo, vogliamo il pane e che le rose non muoiano nel caldo torrido, o affogate dalle conseguenti alluvioni.

Dopo più di due anni di pandemia, il lavoro emerge sempre più come netto sfruttamento, mentre nel nome dell’economia di una guerra che ripudiamo si aumentano le spese militari a scapito di quelle sociali, e l’inflazione causa l’aumento del costo dei beni di prima necessità; nel pieno della crisi climatica, la più grande sfida che l’umanità si sia trovata ad affrontare nella sua storia millenaria, governi e lobby economiche continuano a parlarci di armi, crescita del PIL, grandi opere, combustibili fossili, perpetuando un modello patriarcale che ci ha portato sull’orlo del baratro. Il lavoro che ci propongono è tanto precario da rendere precaria la nostra stessa vita, appesa alle bollette da pagare o ad un rinnovo di contratto. Il boccone che ci chiedono in cambio è salato: inquinamento, crisi economica, restrizione della democrazia.

Vogliamo perseverare nel ‘convergere per insorgere’ perché, come abbiamo affermato a Firenze, “​​è l’attuale modo di produzione e consumo ad essere inquinante, ed è dal suo cambiamento radicale che bisogna ripartire”.

Da questo punto di vista, Bologna e l’Emilia-Romagna rappresentano un laboratorio, dove i partiti di maggioranza dei governi locali e regionali sperimentano convergenze tossiche che garantiscono il ‘business as usual’, rendendo grandi opere d’asfalto e cemento il “simbolo della transizione energetica nazionale” e facendo dei rigassificatori e delle trivellazioni lo strumento per la transizione verso le fonti rinnovabili; definendo questo territorio la ‘Motor Valley’, ovvero un luogo che rifiuta di rinunciare alla nicchia di mercato delle ‘super-car’ per garantire un futuro vivibile alle proprie figlie e ai propri figli; sostenendo, attraverso le sovvenzioni PAC, il sistema dei grandi consorzi agroalimentari rivolti al mercato globale, dell’allevamento industriale e della grande distribuzione organizzata. Un sistema che genera sofferenza animale, perdita progressiva di biodiversità, concentrazione della terra in poche mani, inquinamento del suolo, dell’aria, delle acque e del cibo; favorendo la monocultura del turismo nelle città e delegando alla rapacità delle piattaforme digitali che massimizzano i propri profitti inquinando i territori e precarizzando e impoverendo ulteriormente il lavoro, mentre gli spazi pubblici e comuni vengono privatizzati e sottratti agli usi collettivi. Un modello che continua a mettere il PIL e la corsa delle merci e dei profitti prima della trasformazione radicale da cui bisogna invece partire, e che per nascondere le proprie responsabilità dichiara, a sole parole, l’emergenza climatica.

Ma Bologna e l’Emilia Romagna sono anche la terra dove contadine e contadini, insieme alle comunità nei territori, salvaguardano e ricostruiscono una rete alimentare agro-ecologica e locale, basata su sistemi di produzione, distribuzione e consumo che mettono al centro un rapporto non predatorio con la terra, l’autogestione, la creazione di relazioni non gerarchiche, l’accesso a cibo genuino e una sana alimentazione per tutte/i; la terra di lotte sociali diffuse; lo spazio di conflitti sindacali determinanti nel far crescere i diritti di tutte/i; il luogo in cui si sperimenta una crescente opposizione alle grandi opere che, passando dai centri per la logistica agli impianti di risalita sugli Appennini, ha nell’allargamento delle autostrade che convergono su Bologna e del cosiddetto ‘Passante di Mezzo’ il suo elemento simbolico più forte: in quelle strisce d’asfalto, infatti, c’è tutta l’arroganza di un sistema che vuol continuare a garantire profitti invece che diritti, cementificazione invece che transizione, imposizione invece che condivisione.

Bologna può insorgere come Firenze ha fatto il 26 marzo. Può arricchire con i propri prevalenti, le proprie lotte, un processo di insorgenza che è “per questo, per altro e per tutto”. Il processo di convergenza può a sua volta arricchire Bologna di nuovi rapporti di forza.

Dal 7 all’11 settembre torna a Venezia il Climate Camp e il 23 settembre in tutto il mondo le/i giovani saranno in piazza per rivendicare giustizia climatica, e noi saremo tra loro. Crediamo che anche questo climate strike debba essere seguito da una data di convergenza e proponiamo che essa sia il 22 ottobre.

Il 23 settembre e il 22 ottobre sono un’unica data. Distanti nel calendario, vicine nei temi e nel processo. Il tema non è Governo vecchio o Governo nuovo, ma mondo vecchio o mondo nuovo. Qualsiasi nuovo governo ci troveremo di fronte, la nostra agenda di mobilitazione deriva dalla nostra urgenza di cambiamento. Non viene dettata da quella che sarà la combinazione parlamentare che potrà uscire dalle urne. È dettata dalla enorme crisi idrica, dal riscaldamento climatico, dall’inflazione, dall’escalation bellica mondiale.

E allora, tenetevi libere e liberi: esattamente il 22 ottobre a Bologna, con una piazza che, al di fuori delle ritualità e con la capacità di collocarsi all’altezza del momento eccezionale che stiamo vivendo, sia in grado di far esprimere i percorsi sociali, sindacali, i movimenti e le lotte in un passaggio di potenziamento collettivo e di insorgenza per iniziare a costruire un movimento popolare ampio, che diventi capace di rovesciare i rapporti di forza in questo paese.

Per i diritti, l’ambiente, la salute, gli spazi pubblici e comuni, una vita bella e per la pace, è ancora tempo di convergere: per questo, per altro, per tutto, tenetevi libere/i il 22 ottobre 2022: ci vediamo in piazza a Bologna!

Vogliamo costruire un percorso includente, plurale, convergente. Questo testo rappresenta un invito al quale le tante lotte che condividono queste righe possono contribuire con documenti e approfondimenti: a settembre vi invitiamo a momenti di confronto e incontro che culmineranno in un’assemblea regionale nel primo weekend di ottobre a Bologna.

Rassegna stampa dalla presentazione della delibera


D(i)ritti alla città. Una lotta in corso a Bologna sugli spazi pubblici
Napoli Monitor


Spazi pubblici, depositata la delibera di iniziativa popolare
Radio Città Fujiko


Aree dismesse, delibera “dal basso”
Il Resto del Carlino


La delibera popolare sugli spazi pubblici depositata in Comune
Zic – Zero in condotta


«Le aree dismesse restino pubbliche»
La prima delibera che viene dal basso

Il Corriere della Sera


Aree dismesse, via alla “delibera popolare”
La Repubblica


“I beni pubblici rimangano pubblici”: la battaglia per le aree dismesse di D(i)ritti alla città
ZERO Bologna


Depositata la delibera di iniziativa popolare: “I beni pubblici devono rimanere pubblici”
Bologna Today


audio intervista
radio Niente di Meno


In cosa consiste la delibera di iniziativa popolare? Una sintesi.

Il testo integrale della delibera è stato inviato alla Segreteria Generale del Comune di Bologna lunedì 13 giugno 2022. In attesa del parere formale della Segreteria, ne anticipiamo i contenuti e l’articolazione con una sintesi. Non appena verrà espresso il parere obbligatorio sulla legittimità dell’atto, pubblicheremo il testo integrale.


COSA VOGLIAMO FARE DEI BENI DISMESSI?
Vogliamo che vengano restituiti alla collettività e trasformati in spazi nei quali le cittadine e i cittadini possano soddisfare i propri bisogni: luoghi di socializzazione liberi dall’obbligo del consumo, spazi di produzione culturale indipendente, luoghi di studio e formazione, abitazioni pubbliche ad affitto parametrato al reddito, luoghi per lo sport popolare, per la medicina di comunità e la partecipazione attiva di persone in condizioni di fragilità, mercati contadini a vendita diretta, negozi di vicinato, laboratori artigianali.

COS’È UNA DELIBERA DI INIZIATIVA POPOLARE?
La delibera è lo strumento con il quale il Comune amministra la città. Lo Statuto del Comune di Bologna prevede che anche le cittadine e i cittadini possano proporre una delibera al Consiglio Comunale, e questa possibilità prende il nome di iniziativa popolare. La proposta deve essere sostenuta da almeno 2.000 firme.

COSA SUCCEDE UNA VOLTA RACCOLTE LE FIRME?
La proposta viene presentata al Consiglio comunale. Entro 90 giorni il Consiglio deve discuterla in aula e sottoporla al voto.

PERCHÉ UNA DELIBERA SUGLI SPAZI PUBBLICI DISMESSI?
A Bologna ci sono oltre 500 beni immobili dismessi, e quasi 200 sono di proprietà pubblica. Una quantità enorme, sottratta alla collettività. Su alcuni di questi beni il Comune ha già sottoscritto accordi che prevedono la demolizione degli edifici storici, l’abbattimento di gran parte degli alberi e la costruzione di abitazioni private, supermercati, alberghi, parcheggi. Bisogna fermare tutto questo.

QUALI SONO I PUNTI PRINCIPALI DELLA DELIBERA?
La delibera può essere riassunta in 9 punti:

  1. i beni immobili pubblici dismessi vengono censiti e destinati ad uso pubblico a favore della collettività;
  2. la valorizzazione dei beni dismessi viene realizzata prendendo come riferimento non la loro redditività economica, ma la loro redditività sociale che deriva dal soddisfacimento dei bisogni materiali e immateriali espressi dalle comunità territoriali;
  3. la rigenerazione viene pianificata in modo organico, evitando di intervenire sui singoli beni dismessi senza una visione più ampia della configurazione della città;
  4. le comunità di riferimento sul territorio sono le protagoniste della rigenerazione, in quanto esprimono bisogni da soddisfare, proposte per la destinazione dei beni, per ristrutturazione e per la gestione;
  5. per la gestione dei beni rigenerati vengono privilegiati gli usi collettivi basati sull’autogestione, la cooperazione e il mutualismo, superando la logica competitiva dei bandi;
  6. la speculazione edilizia e l’aumento della aree impermeabilizzate vengono contrastate, mentre viene conservato ed aumentato il verde esistente, per preservare l’ecosistema urbano;
  7. il sistema di mobilità realizzato a servizio dei beni rigenerati privilegia il trasporto pubblico ed i percorsi ciclo-pedonali;
  8. vengono previsti adeguati stanziamenti per la rigenerazione dei beni dismessi;
  9. viene istituito il Tavolo cittadino per la cura e la gestione dei beni comuni, ulteriore garanzia per la partecipazione diretta delle cittadine e dei cittadini alla gestione degli spazi pubblici.

tana (DE)LIBERA tuttǝ!

Presentazione della Delibera di Iniziativa Popolare sugli Spazi Pubblici
mercoledì 15 giugno 2022 ore 18.00
Piazza del Nettuno


I BENI PUBBLICI DEVONO RIMANERE PUBBLICI
Abbiamo inviato al governo della città una proposta di delibera di iniziativa popolare.
È la prima volta a Bologna.

D(i)ritti alla Città vi invita al rituale di lancio dell’iniziativa:
*** mercoledì 15 giugno ore 18.00 in Piazzetta del Nettuno ***
Una performance dove a parlare saranno gli spazi e la protagonista che li anima: la cittadinanza.

Questa delibera obbliga il Comune a mettere in discussione il modello con cui attualmente centinaia di edifici e spazi pubblici rimangono chiusi o vengono ceduti a enti privati.
Per raggiungere l’obiettivo dovremo raccogliere almeno 2000 firme.
Vi aspettiamo!


foto: Gianluca Lovreglio


foto: Gianluca Rizzello

Aperti i cancelli dell’EX CASERMA STAMOTO per mostrare quanto è sottratto alla cittadinanza

Questa mattina, sabato 11 dicembre  D(i)ritti alla città, rete per gli spazi pubblici, ha aperto i cancelli della Ex Caserma Stamoto di Bologna, per permettere alla cittadinanza  di attraversare una delle più grandi aree militari dismesse in città (14 ettari), uno tra i numerosi  spazi pubblici dei quali non è possibile fruire.


L’iniziativa della giornata, è un momento di incontro e socialità convocato per sensibilizzare e informare sul destino degli spazi pubblici dismessi a Bologna . Essi sono  una risorsa essenziale per la collettività e per la ridefinizione del vivere urbano. Forte è la preoccupazione che su queste aree gravino progetti di ulteriore cementificazione che non tengano conto di possibili destinazioni per uso collettivo, laddove invece sempre più intenso è il processo di privatizzazione degli spazi pubblici della città. 


Sulla Stamoto il Comune di Bologna ha stipulato un accordo con il Ministero della difesa che contiene una clausola di segretezza: le cittadine e i cittadini nulla sanno di quanto si sta decidendo per la trasformazione di quest’area.

Ci troverete dentro alla Ex Caserma entrando dalla parte finale di via del Parco e ne usciremo alle 16:30

In programma (dalle 11 alle 16):
– Pranzo popolare
– Vin brulè
– Parata musicale
– Giochi e laboratori per bambini
– Punto di informazione Stamoto
– Laboratorio serigrafia




Il “Manifesto per gli spazi pubblici dismessi” redatto da D(i)ritti alla città è disponibile a questo link.

Per approfondimenti sui piani nascosti sulla Stamoto, qui un articolo dal nostro sito.

Tutte le informazioni e gli aggiornamenti su https://dirittiallacitta.noblogs.org/

ingresso alla Ex Caserma Stamoto

EX STAMOTO: OLTRE I MURI, IMMENSI SPAZI PUBBLICI / sabato 11 dicembre

Lo sai che in quartiere c’è una delle più grandi aree militari dismesse?
Uno spazio immenso di 14 ettari (20 volte Piazza Maggiore) che è stato sottratto alla cittadinanza!
Gli accordi presi dal Comune per quest’area sono segreti.

11 dicembre 2021 dalle 11.00 alle 16.00*
Giardino di via Spartaco

Ci troveremo per una giornata di socialità… pensando a ciò che si potrebbe fare oltre i muri della Stamoto!

Vi aspettiamo con:
– Pranzo popolare (porta posate/bicchiere/ciotola se riesci!)
– Vin brulè
– Parata musicale
– Giochi e laboratori per bambini
– Punto di informazione Stamoto

– Laboratorio serigrafia (portate lenzuoli o magliette!)

*in caso di pioggia l’appuntamento sarà rinviato, segui gli aggiornamenti sui nostri canali social

ANDIAMO D(I)RITTI ALLA CITTÀ! / Comunicato TAZ in corso dall’ex Caserma Sani di Bologna

ANDIAMO D(I)RITTI ALLA CITTÀ!: Comunicato TAZ in corso dall’ex Caserma Sani di Bologna

Oggi abbiamo attraversato pedalando la città e abbiamo toccato tanti spazi pubblici in abbandono, per reclamare a gran voce che non vengano privatizzati e che tornino a vivere per tuttə.
Ma non ci basta! Abbiamo voluto accendere i riflettori su uno di questi spazi per accenderli su tutti: siamo entratə alla ex Caserma Sani, luogo che abbiamo potuto gia` attraversare per un periodo troppo breve ma abbastanza lungo da farcene capire il potenziale come spazio pubblico e sociale. Questa ex caserma è una delle tre inclusa nell’accordo che il Comune di Bologna ha siglato con Cassa Depositi e Prestiti in tutta fretta e decisamente in sordina quest’estate, per la “riqualificazione” (leggi speculazione) di queste aree. Qui con un concorso internazionale, l’amministrazione ha deciso di seguire la strada della valorizzazione intesa come puro valore monetario: il progetto prevede la demolizione dei vecchi edifici, l’abbattimento di gran parte degli alberi per costruire abitazioni private, supermercati, hotel, parcheggi. 
Siamo qui per ribadire che gli spazi pubblici devono rimanere pubblici! Queste aree (caserme, aree verdi, negozi, aree ferroviarie, etc..) devono essere destinate ad uso sociale e non svendute sul mercato immobiliare, perche` in questa città servono spazi per la soddisfazione di bisogni molteplici, fuori dai condizionamenti e dalle forme monopolistiche del mercato. L‘amministrazione non può delegare la propria responsabilità chiamandosi fuori e lasciando piena libertà all’ente di turno che fa operazioni speculative.  
Siamo qui perchè crediamo in una forma reale di partecipazione, di autogestione e di cura della cosa pubblica. In questa città l’amministrazone  si vanta di essere progressista, il fiore all’occhiello delle politiche di partecipazione cittadina alle scelte urbanistiche, ma in più occasioni abbiamo potuto vedere, partecipando in prima persona, come nella realtà questi processi siano pura retorica. 
L’iniziativa sociale e la partecipazione per noi sono altro: lasciare spazi/o e lasciare che le persone possano scegliere e autodeterminare i modi e i luoghi di aggregazione e non solo di che colore mettere i fiori nelle aiuole, o altri elementi marginali alla reale posta in gioco. Vogliamo spazi da autogestire collettivamente per una socialità non mercificata e non relegata nei luoghi del consumo, per una cultura indipendente realmente accessibile e inclusiva, per dare casa a chi non ce l’ha, per promuovere la salute, per creare relazioni e luoghi per viverle e per continuare a generare spontaneamente altre proposte di vita.
Rimarremo qui dentro 24 ore perchè con la nostra azione vogliamo mandare un messaggio diretto e chiaro a tutta la città: risvegliamoci e ricominciamo a sperimentare e costruire insieme un percorso dal basso, indipendente, il più ampio possibile, per riprenderci gli spazi che sono anche nostri!
Domenica alle ore 11.00, come primo atto, si terrà un’assemblea pubblica autogestita. Siete tuttə invitatə!
 
D(i)ritti alla città: rete per gli spazi pubblici

 

Programma della 2 giorni:
Sabato 9
h.19 birrette e socialità
h.22 concerti
Domenica 10
h.11 Assemblea pubblica
h.13 pranzo
h.15 passeggiata “in Sani”

 

BICICLETTATA / 9 ottobre ore 14.30

Sabato 9 ottobre a partire dalle ore 14.30 all’attraversamento collettivo in bicicletta della città, per sollevare l’attenzione della cittadinanza verso gli spazi di proprietà pubblica lasciati in stato di abbandono, con il seguente percorso:

Prati di caprara (ritrovo in via Pietro Burgatti ore 14.30), via San Felice, Piazza San Francesco (prima tappa e secondo ritrovo ore 15.30), via Nosadella, via Malpertuso, Viali, ex-caserma Staveco (tappa breve), via Castiglione, via Orfeo, Baraccano ed ex-caserma Masini, via Borgolocchi, via Santo Stefano, via Farini, via Barberia, via Marconi, via Matteotti, via Ferrarese, ex-caserma Sani, Parco della Zucca (conclusione).

In caso di pioggia l’evento sarà rinviato al sabato successivo.

https://www.facebook.com/events/1035019057295873

Tutti gli aggiornamenti in tempo reale della biciclettata verranno pubblicati a questo link! https://mastodon.bida.im/@dirittiallacitta

grafica del percorso