La partecipazione, quella vera, a Bologna fa paura. Il Comune mette subito i bastoni fra le ruote alla Delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici, con intoppi burocratici mal costruiti.
Ma non finisce qui! Non ci fermeremo finché non giungeremo alla raccolta firme e alla discussione in Consiglio comunale.
Lo sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, ma almeno speravamo che si permettesse al Consiglio comunale di esprimersi. E invece no! La Segreteria generale del Comune cerca di non farla nemmeno arrivare in aula, la Delibera di iniziativa popolare che porterebbe scompiglio nella giunta più progressista d’Italia. Sì, perché la Delibera sottrae gli spazi pubblici alle tante speculazioni (e interessi) che stanno spadroneggiando in città.
Dopo mesi di lavoro intenso tra centinaia di persone, gruppi, associazioni che hanno attraversato Diritti alla Città, supportate anche da giuristi, urbanisti, esperti di amministrazione locali e nazionali, in 15 giorni la Segreteria boccia la proposta.
La Delibera di iniziativa popolare è uno strumento di partecipazione cittadina prevista dallo Statuto del Comune di Bologna.Un Comitato di cittadine e cittadini presenta alla Segreteria generale del comune la Delibera che ne verifica la legittimità. Se accolta, si raccolgono almeno 2.000 firme in 3 mesi. La Delibera poi viene discussa e votata in Consiglio comunale. |
Questa bocciatura è illegittima!
1) La proposta di delibera viene cancellata con una semplice lettera, mentre il Regolamento comunale prevede che la Segreteria si adoperi per rendere ammissibile la proposta, agevolando chiarimenti e integrazioni. Nessuno ha convocato il Comitato promotore! In barba alla partecipazione.
2) La Segreteria sostiene che la Delibera di iniziativa popolare deve essere un atto di indirizzo e non può prevedere “previsioni puntuali”. Non è vero! Lo Statuto non pone invece alcun limite alla natura della delibera. Si tratta di una restrizione arbitraria dei diritti di partecipazione.
3) Si rigetta la legittimità formale della Delibera con obiezioni di carattere politico che travalicano la competenza del Segretario comunale, esautorando addirittura il Consiglio comunale!
Cosa vuole la Delibera? • Che gli immobili dismessi vengano recuperati e riutilizzati per le tantissime iniziative sociali, culturali e di interesse pubblico promosse e gestite dalle comunità. • I 200 spazi pubblici non devono essere venduti, svenduti o subdolamente privatizzati, impedendo il loro uso collettivo e distruggendo porzioni di verde urbano. • Le decisioni su questi beni che sono di tuttə devono passare attraverso un Tavolo cittadino permanente per la cultura e la gestione dei beni comuni, aperto alla società civile e alle comunità locali. Per approfondire: > SINTESI IN 9 PUNTI > TESTO INTEGRALE > dirittiallacitta@riseup.net |
E poi hanno letto poco e male, tanta era la fretta di bocciare: avanzano una serie di eccezioni specifiche infondate, frettolose, prive di riferimenti normativi, oppure rimandano a norme per nulla pertinenti.
Lo Statuto del Comune prevede di facilitare il ricorso all’iniziativa popolare, non di ostacolarlo e liquidarlo con un tratto di penna burocratico!
Di fronte a questa incredibile forzatura, il Comitato per l’iniziativa popolare ha inviato al Comune un’articolata risposta contestando punto per punto le dichiarazioni di illegittimità. Si chiede una nuova valutazione e una tempestiva convocazione delle cittadine e dei cittadini che hanno scritto la delibera.
L’unica partecipazione ammessa in questa città “campionessa di progressismo” è quella artificiosa promossa dal Comune, che chiama cittadine e cittadini a discutere cose secondarie, mentre le scelte importanti sono state già prese ben lontano dai loro occhi.
È inaccettabile. Non si può impedire – con motivazioni strumentali – che le persone conoscano e firmino la proposta di Delibera. Non si può impedire con una censura burocratica che il Consiglio comunale abbia la possibilità di discutere e deliberare su una proposta della cittadinanza così importante.
Non ci fermeremo!